Abbiamo intervistato il promettente Smeco Da Rua
Smeco Da Rua inizia a scrivere all’età di 12 anni, avvicinandosi alla cultura Hip-Hop la cui ricerca, scoperta e comprensione, attraverso l’ascolto dei grandi classici, lo conduce a trasformare in canzoni le proprie canzoni in poesie.
Arrivano presto le prime pubblicazioni: Metafora (2012); il MixTape La Voce dei Muti (2014); Paranoia MixTape (2015).
La ricerca di nuovi stimoli porta al singolo Vittima” (base di Watchowski, lavoro in studio di Lo Spettro), parte di un ampio progetto artistico (Greenta Music) che sancisce la collaborazione tra Smeco Da Rua e il producer Lo Spettro, fondatore de La Stanza dei Fantasmi (Netlabel e Officina Sonora nata con l’obiettivo di produrre e promuovere musica Urban emergente). Seguirà anche la collaborazione con l’amico e producer Monky B (con cui firma il brano Dancing Marijuana).
Nel 2018, Smeco Da Rua si trasferisce a Milano, dove registra diverse tracce presso il Caveau Studios di Jack The Smoker, sempre su beat di Watchowski. Nel 2020, durante il lockdown, pensa, scrive e registra Al Piano di Sotto Mixtape, insieme al suo socio di sempre (Lo Spettro).
Ad Ottobre 2020 pubblica su YouTube, insieme a Lo Spettro DJ, il video ufficiale di Vintage (regia di AnywayAgency).
Intervista Smeco Da Rua
Documentandoci un po’ su di te abbiamo notato che non sei in qualche modo il primo arrivato. Raccontaci come hai iniziato e mosso i tuoi passi.
Avevo 12 anni quando cominciai a scrivere.
Fino ai 18 era un mio segreto, anche perché non avevo idea di cosa fosse il rap. Non esisteva alcun esempio, non esisteva alcun mezzo di comunicazione (o quantomeno difficile o impossibile da reperire nella periferia Calabra) così veloce da istruirmi. Quando scoprimmo Mr. Simpatia di Fibra nel quartiere avevo 15 o 16 anni. Quando uscì la famosa notizia della sua morte i writer scrivevano sui muri addio Fibra ed io iniziai ad incuriosirmi sempre di più. Ci fu solo una copia di quel disco nel quartiere e ce lo passavamo tra di noi per ascoltarlo. Quando arrivò a me, sapendo che avrei nuovamente dovuto renderlo, lo ascoltai per 15 ore consecutive. Nel frattempo dunque cominciai a trasformare i miei testi per renderli “rap”. Iniziai a scoprire Eminem e in classe avevo un compagno che mi girarava i dischi di tutti i rapper underground del momento. Arrivato ai 18 andai per la prima volta in uno studio, era a 25km da casa, sulle montagne. Presi immediatamente la patente per poterlo raggiungere. Il fonico dello studio mi ascoltó rappare e disse: “non hai nessuna metrica, nessun flow, non è così che funziona, torna a casa e studia! Ci vediamo quando sarai pronto”.
Il Giorno dopo ero nuovamente lì. Solo e sempre un passo indietro per via della mia vita e del mio quartiere. Da lì in poi, un passo alla volta, ogni fottuto giorno.
Adesso sono ancora qui e molti di quelli che non credevano potessi farlo hanno smesso.
È appena uscito il tuo nuovo singolo Diavolo Custode. Ritieni sia la tua miglior traccia attualmente?
Ritengo sia la mia miglior “canzone”.
Ci sono brani, freestyle, tracce di stile, tracce di tecnica. Questa è una canzone. Non è la mia migliore ma al tempo stesso lo è.
Per il lavoro che c’è dietro, per il video, per il sound da studio e non da cameretta e perché ho parlato di me senza pensare al rap, senza pensare al flow e alla tecnica. Sono io che racconto. Come ho sempre fatto, ma questa volta con il dolore non mascherato dietro una battuta o una risata malefica.
Nella traccia riusciamo in qualche modo a percepire dell’emozione e la profondità del testo, scritto dopo un evento quasi tragico. Se ti va raccontaci un po’ l’accaduto.
Mi trovavo per sbaglio ma anche per scelta nel retro di un’auto, non dovevo essere li. C’era una festa in spiaggia e scoppiò una rissa armata . Misi tutti nella prima auto (in cui inizialmente ero anche io) e cercai gli altri per formare la seconda auto ma il conducente non era in condizioni di guidare e non volle nemmeno far guidare me. Purtroppo mi fidai. Senza rendermene conto Boom. Nero. Buio.
Uscimmo dall’auto e cominciai a chiedere a tutti “State bene, state tutti bene?” Mentre loro mi guardavano perplessi e shockati. Guardai in basso e vidi una pozza rossa, allora guardai la mia camicia ed era completamente bagnata di sangue. Il mio naso e i miei denti erano rotti ed io ero l’unico a non rendermi conto del rischio e di cosa fosse successo. Il viaggio in ambulanza fu adrenalinico, ridevo come un pazzo e non volevo essere toccato dai medici. Il giorno dopo ero già a lavoro. Ho sofferto per anni senza farlo notare a nessuno.
Quali sono le tue esperienze nei live? Di recente ti sei esibito?
Dai 18 ad oggi avrò fatto più di 1000 live.
Ho aperto i live di quasi tutti i rapper underground e anche di quelli che ora sono i grandi famosi. Ho organizzato, ho viaggiato, mi hanno fatto complimenti, ho sbagliato..ora sono un Asso nei live, anzi c’è chi sostiene (me compreso) che sono molto più forte in live che in studio.
Come nasce il rapporto tra te e Lo spettro?
Il duo Smeco Da Rua & Lo Spettro Dj nasce per caso nel 2014 durante un live in un sottoterra di un locale organizzata da @lospettro_dj.
Stesso sogno, stessa passione, stessa attitudine, stesso animo ci legarono immediatamente.
Pian piano cominciammo a collaborare sempre di più su più progetti e sempre più unendosi verso una unica via comune.
Nel 2018 ci trasferimmo a Milano per continuare ad espanderci e tentare il salto. Proprio in quell’anno di venerdì 17 , ebbi l’incidente di cui parlo in Diavolo Custode.
Tra 3 anni dove ti rivedi?
Se sono vivo è per un motivo.