Intervista ad Arkadia, un cantautore poliedrico attento ai testi
Tommaso Molteni, in arte Arkadia, nasce a Como nel 2002. Sceglie questo nome d’arte prendendo spunto dalla sua formazione liceale classica e dal nome dell’astronave di Capitan Harlock, manga e anime che segna la sua infanzia. Inizia ad appassionarsi alla musica sin da piccolo tramite gli ascolti del padre, attraverso cui scopre il rock, il punk, il cantautorato e il folk.
Durante l’adolescenza la black music entra nella sua vita tramite il cinema e l’ambiente che lo circonda, facendolo appassionare in primis alla cultura Hip-hop e successivamente al mondo Urban, R&B e Soul.
Nel 2020 inizia a scrivere i suoi primi testi, influenzato da vari collettivi di rap italiano come Machete, Drilliguria e Lovegang, iniziando a inciderli nel 2021 e pubblicandoli a partire dal 2022.
L’artista nelle sue canzoni tratta principalmente di temi personali, emotivi e sociali, fondendo melodie di vario tipo con tutte le sue influenze musicali.
Per conoscerlo meglio gli abbiamo fatto qualche domanda. Godetevi l’intervista ad Arkadia.
Intervista Arkadia
Ciao Arkadia, vorremmo iniziare la nostra chiacchierata con un semplice “come stai” ? Sembra una domanda banale ma non lo è e crediamo che sentire da vicino quali possono essere le emozioni, l’energia ma anche le incertezze e le paure che può vivere un ragazzo della nuova generazione che si affaccia ad un mondo così complesso e pieno di insidie, possa essere d’interesse generale per tutti.
Ciao ragazzi, grazie per l’opportunità. Vi direi che va tutto bene, tra università, lavoro, sport e musica me la cavo. È un periodo in cui mi sento molto ispirato, ho mille idee ogni giorno, che vanno a braccetto con le varie rotture di palle quotidiane. Direi che sono in un buon momento della mia vita, artistica e non.
Raccontaci un pò dei tuoi progetti, facendo un viaggio dal passato al futuro viaggiando attraverso il presente, cercando di trasmetterci quante più informazioni possibili sul viaggio che stai creando.
Il mio viaggio artistico è iniziato in modo embrionale nel 2020, quando ho cominciato a scrivere i primi testi spinto dalla voglia di esprimermi e di sfogarmi. Come ho detto ero ancora acerbo e ad oggi oso dire di essere cambiato molto: ho limato il mio, secondo me almeno, buon talento per la scrittura, passando da uno stile duro e puro tipo Machete, con cui sono cresciuto, a una stesura dei brani più improntati alla melodia, ma con la stessa penna che mi ha sempre contraddistinto.
L’anno scorso a Gennaio ho iniziato a pubblicare i primi pezzi e fino alla fine del 2022 ho continuato a pubblicare la mia roba. La svolta è arrivata nel 2023 quando sono entrato nella label Nuova Storia che collabora a stretto contatto con Universal, dove sono maturato molto dal punto di vista artistico e professionale e dove ho capito che dovevo dare una direzione più adatta al mio progetto secondo le mie reali capacità e non solo dettate dai miei gusti musicali, forse un pò troppo distanti da ciò che posso dare io alla musica.
Ho stravolto il mio modo di fare musica e ho imboccato quello che penso sia il mio sentiero in questo mondo, quello di un cantautore poliedrico.
Il mio obbiettivo primario è sempre stato quello di fare canzoni che raccontassero il vero, che fosse mio o del mondo intorno a me. Ciò non è cambiato, ma ho capito che per far arrivare il proprio messaggio al mondo bisogna anche mettersi in discussione ed essere pronti a stravolgersi e a lavorare su di sé.
In futuro spero e voglio riuscire a portare a più persone possibile la mia musica, rimanendo comunque coerente con me stesso e continuando ad usare la scrittura come mio tratto distintivo.
Trovo interessanti due lati specifici del tuo progetto: il primo è legato al tuo nome d’arte – probabilmente molti lettori potranno facilmente dedurne l’origine, ma magari altri più giovani potrebbero essere curiosi volendo saperne di più. L’altro lato che mi incuriosisce è legato alla tua estetica, che non è assolutamente convenzionale per ciò che siamo abituati a vedere in giro dai tuoi “colleghi” che si sentono sempre più spesso liberi di ostentare e di mostrarsi quasi più come “figure da Instagram” che come “artisti maledetti” veri e propri, come accadeva di più in passato.
Sono contento che vi abbiano colpito questi due aspetti di me: il mio alter ego nasce dal nome dell’astronave su cui Capitan Harlock, protagonista dell’omonimo anime e manga che ha segnato la mia infanzia, viaggia per l’universo. Essa è un simbolo di libertà e di indipendenza, entrambi concetti che sento appartenermi molto.
L’Arkadia inoltre, riprendendo il mio percorso da classicista, è storicamente la regione della Grecia dove gli antichi poeti si rifugiavano per cercare ispirazione.
Il mio nome d’arte dunque rappresenta la piena libertà espressiva e soprattutto un luogo sicuro dove Tommy può essere sé stesso e sentirsi in pace con il mondo.
Quanto alla mia estetica non c’è molto da dire: sicuramente non si vede tutti i giorni un ventunenne che porta la barba così come me (ride ndr), ma cambio spesso da quel punto di vista; per quanto riguarda i vestiti diciamo che durante gli shooting tendo a indossare cose che metterei tutti i giorni, visto che voglio che si noti la mia persona e non il mio personaggio. L’aspetto che più mi piace e che mi caratterizza anche di più, però, sono sicuramente le mie cuffie bianche: sono cresciuto ascoltando Salmo, i Tre Allegri Ragazzi Morti e i Rocket, tutti accomunati da un particolare legato all’immagine (Salmo e T.A.R.M. maschere e Rocket facce argento), di conseguenza ho scelto di rendermi riconoscibile allo stesso modo, e mi sono detto: “Perché non farlo con un oggetto senza cui praticamente non esco di casa!?”.
Un giorno mi piacerebbe portare questo mio aspetto anche anche nei live e renderlo uno parte importante dello spettacolo.
Un paio di settimane fa è uscito il tuo ultimo singolo TRISTE (Grigiore), parlaci un pò di questo progetto spiegandoci per quale motivo secondo te chi ci sta leggendo dovrebbe dedicare del tempo al suo ascolto, una o magari anche più volte se risultasse necessario per una maggiore comprensione del testo.
In primis penso che questa canzone sia stata fino ad oggi il mio picco artistico più alto in assoluto, sia musicalmente che liricamente; sono riuscito in quello che voglio sia il mio futuro, combinare una melodia potente e accattivante a un testo di spessore.
Penso che chi la ascolta possa trovarci dentro molta attualità e molte verità, sia da un punto di vista sociale e politico che emotivo e psicologico. Parlo del rapporto conflittuale della nostra generazione con la solitudine, le droghe, l’alcool e tanto altro, inserendo nel tutto opinioni personali su cose di tutti i giorni che secondo me possono essere molto condivisibili.
Concludiamo chiedendoti, hai sempre mostrato una certa complessità nella stesura dei tuoi testi, proverai a renderli più appetibili in futuro semplificandoli un pò come hanno già fatto molti artisti?
Sicuramente. Non voglio parlare solo di cose pesanti e tristi nei miei pezzi. Lo faccio perché penso che la musica debba mostrare al 100% l’anima e le idee dell’artista, ma voglio anche parlare di cose più allegre e spensierate. Per me non conta tanto la tematica, conta più esporla e filtrarla dal mio punto di vista.
Quindi sì, renderò, sia a livello di tematiche che di complessità, i miei brani più appetibili, senza però perdere il tocco della mia penna.
Vi lasciamo i link per seguire Arkadia su tutti i social network.