Intervista a Nashley per parlare di Osiride

Abbiamo intervistato Nashley in occasione dell’uscita di Osiride, ecco l’intervista.

Intervista Nashley

La traccia con Jake è senza dubbio quella più rap. Con quale stile ti senti più a tuo agio?

Credo di trovarmi più a mio agio, ancora oggi, con il rap, perché mi viene molto più semplice da scrivere. Mentre nel nuovo stile, o più in generale, nel pop, sono molto più riflessivo

Dopo due ep, OSIRIDE è un punto di arrivo o una tappa di questo percorso musicale?

Credo che OSIRIDE non sia né un arrivo né una tappa, ma un inizio, perché è comunque il mio primo passo per l’approccio ad un nuovo genere di musica.

Quando hai capito che la musica che facevi prima non ti soddisfava più?

Non è tanto il non essere soddisfatto di quel tipo di musica, semplicemente non mi trovavo più completamente immerso in quel genere e in quel tipo di personaggi. Durante la quarantena ho avuto il tempo di pensare e piano piano ho capito che questo era il percorso giusto.

E quando invece hai capito che questo disco era pronto e hai smesso di lavorarci ulteriormente?

In realtà sono stato “fermato con la forza”. Fosse stato per me avrei continuato a fare canzoni nuovo fino all’anno prossimo. Però guardandomi indietro mi accorgo che oggettivamente il disco era chiuso. L’abbiamo chiuso a fine dicembre.

Quale è la tua traccia preferita e perché?

La mia traccia preferita è il pezzo con Fasma perché credo sia la giusta unione di due generi ben riuscita.

Quale invece è stata la più difficile da scrivere?

La più difficile credo sia stata Amsterdam perché mi sono bloccato sulla seconda strofa, dopo aver scritto prima strofa e ritornello. Ho dovuto pensare e scrivere tantissimo prima di far uscire quella giusta.

C’è qualcosa che il Nashley di ora rimprovera al Nashley del passato?

In realtà non troppo perché non sarei quello di adesso se non avessi fatto certi errori in passato. Sicuramente gli consiglierei di seguire la sua testa e di smettere ascoltare gli altri.