Intervista a Nayt per parlare di Doom

Abbiamo intervistato Nayt in occasione dell’uscita di Doom, ecco l’intervista

Intervista Nayt

Nayt tra vita, solitudine e amore. Di cosa parla Doom?

Un po’ di tutte e tre. La copertina di Doom è ispirata all’opera “La Sepoltura della Sardina” di Francisco Goya, artista spagnolo con cui sento una vicinanza particolare per via della sua vita intensa e per la sua capacità di raccontare tematiche come malattia e solitudine, presenti nel quadro insieme alla paura, alla morte e alle donne; tutte tematiche che affronto in Doom, tutte unite dal senso di condanna che può rappresentare vivere, crescere e amare.

Pochi feat ma buoni, come mai questa scelta?

Diciamo che la qualità è sempre il mio primo pensiero. Non punto principalmente a fare numeri, ma più che altro a sentire che ciò che produco sia come lo voglio perché riesca a rappresentarmi. I pochi feat sono ormai un mio marchio di fabbrica, più che altro perché preferisco creare un legame tra me e coloro con cui lavoro, e non limitarmi alla collaborazione occasionale. Due esempi di questo sono Mattak e il duo Frenetik e Orange.

C’è chi ti vede come colui che ha alzato il livello in Italia rispetto ai colleghi, che hai da dire a proposito?

Sentire la competizione è naturale, ma adesso punto a voler far passare la mia voglia di fare arte, di far arrivare a qualcuno dei messaggi. Alzare l’asticella è un qualcosa che fa parte della mentalità social, mentre a me interessa far arrivare come mi sento e mi fa piacere se a qualcuno arriva in un determinato modo, come in questo caso.

Cosa significa per te fare arte?

Per me fare arte significa non avere paura di esprimersi su qualsiasi tema. Ad esempio in Partenza, insieme al mio ex maestro di teatro, ho inserito un dialogo sulla sessualità. Era un concetto che volevo inserire e quello era il momento giusto per farlo.