CLUB AZIENDE O CLUB ICONE?

Se oggi pensiamo al concetto di “discoteca” o “club” probabilmente ci viene in mente la musica assordante, il tremore dei bassi che escono dalle casse, i drink (spesso un po’ annacquati) e la tipica ressa che per fumare una sigaretta ci metti 15 minuti per 10 metri. Il comune denominatore è la musica, elemento fondante del concetto di discoteca. Il fatto di cui ci siamo accorti però è che questi luoghi particolari sembrano essersi “commercializzati” nel senso stretto del termine, non più luogo di aggregazione dove si concentra un certo tipo di persone ma luogo del “far casino”,punto e stop.

UN’IDENTITA’ DA RITROVARE

Non che sia un aspetto negativo, ma sembra quasi che si sia persa l’identità del club. Il  valore più positivo riscontrabile in questo genere di attività è infatti la creazione di un certo tipo di ambiente. A questo proposito sono sempre meno le serate “a tema”, quelle con una sola tipologia di musica che consente l’aggregazione di persone con passioni (musicali ma non solo) molto vicine fra loro. Sono pochi i locali che mantengono questa identità, ci sono locali definiti “indie” e altri più “hip hop” che caratterizzano le loro serate per un genere musicale che ha presa solo su una certa tipologia di persone, più che sul fare numero. Sempre più locali dove “andare a farsi”e meno locali dove incontrarsi. Non vorremmo si sia perso l’elemento, la caratteristica fondamentale che in passato portava la gente a passare le serate per puro svago “musicale”.




 

UN’OCCASIONE PER RITROVARE IL COINVOLGIMENTO

Lo spunto ci è stato offerto da noisey che con il suo “havana tour club” ha portato alcuni dj emergenti (Drone 126 e Close Listen per citarne alcuni) a girare alcuni locali a forza di Ketama, Speranza e Massimo Pericolo: il grido dell’indipendenza. Lungi dal demonizzare le grandi discoteche/aziende, ma è da notare il fatto che questa mercificazione della musica possa aver fatto svanire quell’aura particolare che si crea quando la musica ci entra in testa. Quella che ci fa venire la pelle d’oca. Il giudizio lo lasciamo a voi, sperando di poter vedere presto locali meno affollati ma più iconici.