QUAL È IL DISCO RAP PIÙ SOTTOVALUTATO DEL 2019?

Dopo aver eletto il disco dell’anno insieme a loro, è ora di decidere quale sia il disco rap più sottovaltutato del 2019. Come al solito i nostri esperti hanno detto la loro spiegandone le motivazioni. Ecco le risposte:

Arte Rap – Disco rap più sottovalutato: Gemini di Nerone

Come abbiamo visto, le uscite del 2019 sono state davvero tante, e tra dischi straordinari, dischi sotto le aspettative, dischi che hanno lanciato emergenti o riconfermato leggende, ci sono anche quei dischi che sono stati sottovalutati, o comunque non presi in molta considerazione.
A parer mio, l’album più sottovalutato dell’anno è “Gemini” di Nerone.
Nerone che viene dal suo terzo “Hyper”, solito disco che fa uscire come “pre album” si può dire, bel progetto è che mette hype per poi il disco futuro. A parer mio Gemini non è solo il disco più sottovalutato, ma rientra anche tra i migliori dischi che abbiamo sentito quest’anno. Featuring interessanti, a partire da Gemitaiz, Jake la furia, Ensi a Warez ecc…
Pezzi che variano costantemente di mood, passiamo da “Tre Goal” o “Avengers” o altre tracce che sono belle aggressive, a pezzi più chill, più su quel mood triste e malinconico, come “Mezza siga” e “Come un boss”, pezzo migliore dell’album a parer mio.
Purtroppo Nerone viene sempre sottovalutato da molti, ma meriterebbe almeno un ascolto questo album, e già la gente si ricrederà.

 

Rap Conscious – Disco rap più sottovalutato: La bella musica di Vegas Jones

Scegliere il miglior album dell’anno è semplice, meno invece l’album più sottovalutato.
Sono tre gli album che reputo i più sottovalutati:

Alpha Centauri (Tauroboys), Ricercato (Junior Cally) e Re senza corona (Gianni Bismark).

Sono tre album completamente differenti l’uno dall’altro a cui però va riconosciuto il merito di essere quasi unici nel loro genere.

Ho trovato di grande impatto lo smascheramento di Cally e soprattutto mi ha allietato la grande evoluzione lirica che ha avuto il rapper.

Stessa cosa per Gianni Bismark che si mostra differente dai featuring con la Dark Polo Gang e che riesce a trasmettere non solo una grande attitudine ma bensì anche molto sentimento.

I Tauro sono riusciti a completare un ciclo iniziato con Taurotape1 ed evolvere al massimo il loro suono, partito con sonorità molto più trap di quelle con la quale poi hanno chiuso il 2019.

Ottimi voti quindi per tutti, ma solo un album reputo migliore di questi, per essere catalogato tra i più sottovalutati.

Il più sottovalutato a mio parere è “La Bella Musica” di Vegas Jones.
Dopo una recensione a caldo del disco, mi ritrovo a dover darmi contro.
Infatti in una prima analisi del progetto, trovai molto simili le strumentali sia tra di loro che con “Bellaria”.
Veggie è riuscito ad alternare testi ricchi di punch a testi introspettivi con flow rapidi e vari.

Dopo la semi-delusione data nel 2018, il rapper di Cinisello è riuscito a tirar fuori un disco dalle grandi potenzialità.

Assolutamente uno dei migliori dischi dell’anno.

 

La Mente Del Rap – Disco rap più sottovalutato: Nostralgia, Malincromia di Shekkero

Solitamente, i rapper che emergono grazie a competizioni di freestyle raramente riescono a costruirsi una solida carriera da autori di album.
Basta vedere Nerone, Ensi e Mondo Marcio, che nonostante abbiano dominato a lungo le jam, non sono riusciti ad emergere nel mercato musicale (spesso anche per loro scelte artistiche).
Questa maledizione sembra abbia colpito anche i freestyler di nuova generazione.
Quanti di voi ha ascoltato l’ultimo disco di Drimer, di Debbit o di Shame?
Credo davvero pochissimi.
Comunque, quest’anno è uscito il disco di esordio di un altro freestyler, che, a mio parere, ha droppato l’album più sottovalutato dell’anno.
Stiamo parlando di “Nostralgia, Malincromia” di Shekkero.
Dentro c’è tutto, punchline, flow, ma soprattutto tanta autoanalisi, tante riflessioni su temi come la morte, il rapporto genitori-figli, l’amore e altri ancora.
Il risultato è un album frizzante, autoironico e mai noioso, grazie anche ai beat di Moremusic che fanno da tappeto sonoro perfetto per i deliri lirici di Shekkero.

Rap Nel Cuore University – Disco più sottovalutato: Stanza Singola di Franco126

Nel 2019 molti artisti hanno ottenuto il riconoscimento meritato, ma altri, pur avendo realizzato prodotti di grande qualità, hanno avuto un ruolo pressoché marginale. Un album molto interessante, seppur non esattamente “rap”, è stato “Stanza Singola”, l’ultimo disco di Franco126. Quello dell’artista romano è un lavoro intimo, che permette all’ascoltatore di immedesimarsi in situazioni comuni e quotidiane ma descritte in maniere quasi “pittoresca” dall’autore. Franco126 porta avanti un progetto prettamente indie, che si avvicina al cantautorato ma, al contempo, non si separa dalle sue radici urbane, regalandoci una volta tanto del rap fatto incredibilmente bene (La sua strofa in “Stay Away” è stata una delle più apprezzate all’interno del disco di Skinny). Il pubblico non sempre premia gli artisti più meritevoli e, per quanto l’anno di Franco126 non sia andato male, poteva (e doveva) andare meglio.

 

Forza Rap – Disco rap più sottovalutato: Uomo! di Mondo Marcio

In questo 2019 abbiamo ascoltato tantissimi dischi, belli e brutti. Ovviamente ci sono tantissimi dischi sottovalutato e tantissimi sopravvalutati, soprattutto quest’anno dove il panorama è stato molto vasto. Beh secondo me il disco più sottovalutato è uscito il 8 marzo, si intitola “Uomo!” di Mondo Marcio. Beh Marcio sicuramente è stato tra i primi rapper italiani in assoluto e il primo a ottenere dischi d’oro per le copie fisiche vendute dei dischi, insomma se ascolti rap veramente, Mondo Marcio è un nuovo molto familiare.
nuovo album di Mondo Marcio “Uomo!” è la storia di un rapper che s’è fatto da sé in tempi in cui la trap non esisteva e il purple drank lo bevevano a Huston, non a Sesto San Giovanni.
In questo disco troviamo un feat molto importante con Mina in “Angeli e Demoni” probabilmente la traccia più bella dell’album, la presenza di Mina in un album rap innalza Mondo Marcio ad una vetta quasi irraggiungibile per il resto della scena, così come innalza anche il genere stesso del rap a livello qualitativo. prima di concludere la carriera per sempre, Marcio ha deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, “UOMO!” contiene infatti due dissing, uno rivolto all’intera scena (“Top Five”) e uno (“DDR (Dio del Rap)”) che sembrerebbe indirizzato direttamente a Marracash, colpevole di aver riesumato un vecchio dissing contro Marcio nella riedizione per i dieci anni di “Marracash” pubblicata l’anno passato, e l’altra un pezzo contro tutta la nuova scena rap, insomma lui può permetterselo di fare.
Mettendo da parte questo fatto, “UOMO!” è molto più di un album: è quasi un audio romanzo che l’autore recita inserendo dei monologhi alla fine di varie tracce, che ripercorrono la storia del rapper il quale si racconta al pubblico per i suoi sogni in adolescenza.
“UOMO!” è la conclusione perfetta per la carriera del rapper milanese poiché ripercorre tutte le tematiche dell’autore: l’influenza americana, la qualità dell’essere solo un uomo, la famiglia distrutta in età adolescenziale, i periodi difficili attraversati con la madre, l’assenza del padre, la scuola, il vuoto della provincia e le notti in città, la solitudine, le paure, il rap che porta dalle strade alle stelle, il successo, la mancanza di stimoli, la rinascita.
Non tutti possono dire di essere i king della scena effettivi, tra i pochi che lo possono fare c’è marcio, lui può dirlo perché lo è.
Uomo è un disco completo, purtroppo non ascoltato e capito da tutti perché lo stile di Marcio non è per tutti e soprattutto non è un rapper che va di moda, e non è un rapper da storie instagram.
Insomma Marcio ha pubblicato l’album a parer mio più sottovalutato del 2019.
Peccato che forse sarà anche l’ultimo

 

Ecco qua i loro pensieri. Ognuno ha una visione diversa. Ciò dimostra che il rap italiano sta avendo sempre più successo e si sta arricchendo di artisti validi; al contempo però, essendo diventato il genere più di moda, molta gente lo ascolta in maniera molto superficiale, senza andare a fondo e scoprire alcuni talenti purtroppo sconosciuti.