64 bars, la credibilità del mainstream (non trattatelo come un unicum)

Trattare 64 bars come un unicum nel panorama, valutarlo come punto di ritrovo del rap e delle barre crude è sbagliato, basta confrontarsi con le realtà dell’underground per trovare chyper e dischi di eguale caratura.

Chiariamo quindi dove collocare questo disco: è un unicum, sì, non perché si rappa bene, ma perché lo si fa sotto due principi: far vedere le capacità del maistream di spogliarsi di colori e ritornelli e, da questo, far fuoriuscire la personalità artistica di ognuno dei rapper. La miscela di questi due elementi è la credibility.

Ricercata, messa spesso a paragone, col progetto 64 bars la credibilità sembra cementarsi intorno al rapper che si presta al microfono proprio perché su quel microfono si sono confrontati, e si confronteranno, altri rapper tutti tesi a dimostrare quanto spaccano.

Sicuramente non bisogna dimenticarsi, però, dell’ottimo lavoro dei produttori, elementi fondamentali per la riuscita del progetto: una filosofia di contrasto tra chi è alle macchine e chi al microfono, spesso promossa sin dalla prima puntata (ma non sempre rispettata), permette coppie difficili da trovare altrove.

Qual è il tuo 64 bars preferito tra quelli fuori e dentro il disco?